Aggiungo che la certificazione ha confermato l’idoneità e la capacità filtrante del materiale. Ovviamente non sono stati condotti test specifici per quel che riguarda i virus, ma le caratteristiche filtranti sono risultate in grande eccesso rispetto i valori soglia richiesti.
La scelta di alloggiare un filtro commerciale è stata determinata dal fatto che, superata l’emergenza, sarà improbabile che qualcuno dedichi risorse alla produzione di filtri “più o meno conformi”, e sarebbe un peccato non poter usufruire della mascherina per la non reperibilità dei ricambi.
Quelli della 3M sono reperibili nelle varie formulazioni, per diverse applicazioni, e tutti certificati. E quella serie è sufficientemente economica.
Buongiorno a tutti,
il tema della mascherina è molto interessante ed avrei partecipato volentieri, ma ho poco tempo a disposizione. Più che altro vorrei condividere qualche utile osservazione.
Dalle informazioni che ho riguardo le mascherine, il loro scopo è di trattenere nel filtro le goccioline che possono fuoriuscire da naso e bocca di chi la indossa. Detto questo, forse non ha molto senso avere il filtro sul lato esterno della mascherina come nei progetti che ho visto in questa pagina. Infatti il filtro deve essere protetto dall’esterno.
Ho sentito molto spesso parlare di mascherine per proteggere se stessi dall’esterno, ma non ha senso perché per fare ciò dovremmo avere una tuta ermetica protettiva e non una mascherina.
Le mascherine con filtro antiparticolato hanno la proprietà di filtrare particolati esterni, ma queste per i virus devono principalmente isolare le secrezioni di chi le indossa.
Che ne pensate?
Paolo
ciao, personalmente credo ci sia un GRANDE problema di chiarezza a riguardo…
quelle chirurgiche sono quelle che trattengono le trasmissioni di particelle potenzialmente infettive espulse durante la respirazione di chi le indossa… ERGO se tutti indossassimo le mascherine chirurgiche allora la trasmissione del virus per via respiratoria sarebbe drasticamente abbattuta, va precisato che le mascherine chirurgiche NON adempiono alla impermeabilità dall’esterno verso l’interno, ERGO chi le indossa è potenzialmente esposto al contagio.
le mascherine non chirurgiche (ffp2 e ffp3) sono l’esatto opposto, sono impermeabili dall’esterno all’interno e quindi tutelano chi le indossa dal respirare le particelle contenenti virus… ma (e qui sta il punto) non tutelano chi sta attorno da ricevere potenziali contagi da chi le indossa perchè dall’esterno all’interno della mascherina vi è permeabilità parziale e quindi se una persona (consapevole o meno di essere contagiosa) indossa queste ultime va in giro e può contagiare liberamente chiunque…
corretto. Addirittura, le mascherine ffp2 e ffp3 più raffinate hanno una valvola unidirezionale per facilitare l’espirazione e ridurre così l’accumulo di CO2, principale fonte di affaticamento, mal di testa e potenziali malesseri, anche gravi (ipossia) se utilizzata in particolari condizioni, sotto sforzo.
La valvola, indubbiamente utilissima ed efficace, diviene un’agevole via di fuga degli aerosol potenzialmente infetti.
Le mascherine con il filtro esterno sono in qualche modo equiparabili alle ffp2 e ffp3 (professionali) ma nel caso specifico di quella che ho modellato io, così come la maggior parte di quelle proposte dalla comunità dei “makers”, utilizzano un’unica via, bidirezionale, per la respirazione. In ingresso ed in uscita, passando attraverso il filtro.
Non è correttissimo, ma di fatto è una necessità e non è detto che sia necessariamente un male.
Della serie, tra poco e nulla, decisamente meglio il poco. Purché si abbia la consapevolezza dei limiti e non si cada preda della falsa sicurezza di una protezione che in effetti non è così totale.
Infine, il materiale cui fa riferimento la scheda tecnica che ho postato e prodotto dalla Sargom (di cui Paolo Nozza ha gentilmente pubblicato il catalogo) è stato testato e certificato dalla Gesteco SpA di Udine per conto di un cliente di Fiume Veneto. Il materiale è risultato avere una capacità filtrante assai superiore ai minimi richiesti. Ed è lavabile e riutilizzabile.
Visto che c’è l’obbligo per tutti di indossare mascherine, sarebbe logico utilizzare quelle di tipo chirurgico, che non spargono in nessun modo il virus. Le ffp2 e ffp3 servono solo se c’è gente senza mascherina in giro oppure c’è il virus nell’aria. Insomma per le ffp2/3 mi sembra uno spreco di risorse tranne che per usi professionali in ambiti dei reparti infettivi.
se davvero TUTTI utilizzassero sempre e correttamente le mascherine, probabilmente sì.
ma questa è un’ipotesi a dir poco utopica.
E non può essere seriamente presa in considerazione, a meno di fare una media ponderata del tipo rischi/costi/benefici, che non è da escludere a priori.
Una possibile soluzione, ma esula dal contesto di questo post, è quella cui sto lavorando dall’inizio della crisi, ma sarebbe più corretto dire che ci sto lavorando dai tempi dell’Ebola quando mi trovavo come consulente proprio in Africa, nell’area interessata. 2013/2016.
Con un mio cliente storico, soggetti ad uno stop obbligato ai progetti in corso causa Covid19, abbiamo rapidamente riconvertito lo sviluppo degli UVC (su macchine da caffè) ad un sistema di protezione individuale, abbiamo lavorato giorno e notte e siamo arrivati ad un ottimo risultato, non semplice e non banale.
Siamo in fase di prototipazione avanzata e contiamo di essere assai presto sul mercato. 60-90gg max.
In pratica, l’aria (in ingresso ed in uscita) viene filtrata sia per i germi che per il particolato utilizzando solo ed esclusivamente un processo elettro-ottico. O elettro-fotonico, come amano definirlo.
Gli UV-C si occupano della disattivazione degli agenti patogeni (virus e batteri) mentre un sistema elettrostatico si occupa del particolato.
Il flusso respiratorio non viene ostruito o limitato in alcun modo, ma l’efficacia è garantita in entrambi i sensi.
Allo stesso concetto stanno lavorando sia in Israele che in Svizzera, i dati sono sostanzialmente coincidenti, le soluzioni tecniche invece divergono, almeno in parte. in particolare quella Israeliana, almeno per l’esperienza che ho fatto a suo tempo sulla tecnologia TIR di trasmissione della luce sfruttando la rifrazione interna dei polimeri, ritengo abbia dei limiti pratici intrinseci non facilmente superabili, in termini commerciali.
sì, ma non si tratta di un solo LED, non basterebbe.
Abbiamo disegnato un circuito abbastanza complesso, con una tecnologia di pilotaggio particolare (che esclude la possibilità di usare le lampade, molto più economiche dei LED per il momento).
Il feltro in oggetto lo puoi acquistare direttamente da quel link e per un feltro di 3mm dovrebbe costare sulle 23 euro ivato e dovrebbe essere 1 mq. Ce ne fai su di filtri.
la batteria è spostata, non grava sulla mascherina.
E comunque è un prodotto che non intende sostituire le mascherine di base. Offre una soluzione per esigenze ed utilizzi particolari.
In particolare, un aspetto che a me interessa moltissimo, elimina del tutto il problema dell’impatto ambientale.
Che già oggi è drammatico. Pur essendovi un consumo tutto sommato limitato di mascherine, già oggi costituiscono un enorme problema ambientale. Sia perché la cellulosa è ricavata dagli alberi, ma soprattutto perché le mascherine attuali non sono per nulla biodegradabili. Infatti gli oceani sono letteralmente infestati di mascherine indistruttibili.
Ora, con l’uso smodato che se ne sta facendo, destinato ad aumentare, diventa un problema che non può più essere ignorato.
Ciao Paolo visto che ti sei già occupato dell’articolo, potresti darmi una dritta essendo realizzate in termoformatura pensavo a 3 taglie mi servirebbero delle curve di partenza dove la maschera s’appoggia al viso (come le hai ricavate? Scansioni varie o come…). Hai per caso questi dati e me li puoi rigirare?
Grazie
Volevo condividere anche io un progetto in tema “mascherina”: si tratta di un sistema che consente di creare un modello 3D di mascherina “personalizzato” sulla base della scansione 3D di un viso.
Il modello potrebbe successivamente essere scaricato in formato STL per essere stampato in 3D.
Al momento il demo non include le funzioni di upload e download, ma ci sono delle mesh di esempio che mostrano come la mascherina viene “costruita” su misura.
Ci sono anche alcuni controlli per modificare la forma e risolvere eventuali problemi della scansione.
L’idea sarebbe quella di avere una parte fissa, comprensiva di sistema di filtro sostituibile, da realizzare magari con tecniche tradizionali per elevati volumi e costi ridotti, e di un “adattatore” (la parte in azzurro) che invece può essere stampato in 3D e si adatta al volto.
Si tratta di un esperimento / dimostrazione di quello che si potrebbe fare, considerando che oggi ci sono diversi smartphone che permettono di fare scansioni 3D del volto in modo relativamente semplice.
Il sistema usa Grasshopper e l’infrastruttura di ShapeDiver per accedere e modificare il modello parametrico da web.
ciao Antonio.
L’ho ricavata da scansioni che avevo disponibili.
In particolare ho proiettato delle curve e mediato tra diverse scansioni, per ottenere delle superfici che fossero in qualche modo adattabili.
Al momento, in questa prima fase (parlo del progetto UV-C) abbiamo realizzato due diverse “guarnizioni” soft che innestano su un’unica maschera rigida.
Ti allego alcune immagini dei prototipi della mascherina.
BTW. L’idea della termoformatura mi sembra eccellente. L’avevo proposta anch’io al mio amico che mi aveva coinvolto nella prima fase, e prima che si rendesse disponibile l’imprenditore di Fiume Veneto che ha poi stampato a iniezione. Toppando però - abbastanza clamorosamente - la struttura della maschera in prossimità del naso, per cui su certe topologie di volti maschili incontrano qualche problema.