Robot da preincassatura su cera

Ho visto questo video ed ho pensato a @Gambler
Non è un tipo di lavorazione che ho mai utilizzato quindi mi ha stupito, magari per altri è una cosa già vista.

Robot da pre-incassatura su cera

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Ciao Michele, grazie del pensiero.
Avevo visto qualcosa di molto più rudimentale, queste macchine sono davvero notevoli.
Leggo che fanno 10.000 pre-incassature all’ora, urka. :astonished:
Noi su pavé piani arriviamo a sfiorare le 700 pietre all’ora, ma correndo come matti.
Molto interessante! :heart_eyes:

Ho letto che gli è arrivata la macchina ed inizieranno a fare demo e campionature.

Valenza non è troppo lontana…

ma che tipo di pietre sono quelle posizionate dalla macchina?

Qualsiasi gemna che regga il ciclo di microfusione. Cubic zirconia, diamanti, zaffiri, rubini, alcuni topazi ecc.

Fabio come funziona esattamente?
Le pietre entrano nel foro con le punte già fatte e sfruttano il modulo elastico della resina con punte che flettono e ritornano in posizione oppure una volta posizionate si deve intervenire sulle punte prima di fare il gesso? Conosco il concetto ma mai confrontato tecnicamente.

La prima. Le puntine devo essere disegnate complete degli alloggiamenti per la cintura della pietra.
Nessun intervento sulle punte.

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scusa Fabio, se ho capito bene, quelle pietre vengono inserite in un modello provvisorio,
giusto per dare una forma / posizione poi il pezzo verrà sostituito da quello definitivo?

Dipende da cosa intendi.
La cera è “provvisoria” nel senso che verrà poi scolata (sciolta) da stampi in gesso nei quali verrà colato del metallo fuso: il metallo prende quindi il posto della cera e, nel nostro caso, “avvolge” le pietre.
Però la cera è sostanzialmente il modello finale.

certo questo era lapalissiano (sono arrivato alla lettera L del dizionario) :joy: :joy:

a quindi se ho inteso bene dovrebbe essere la lavorazione a “cera persa”
ne avevo sentito parlare tempo fa ma non ho mai visto il procedimento

alla fine c’é uno stampo iniziale per la cera, poi uno dove inserire quest’ultimo con le pietre per la colatura?
ho cercato in rete ma non ho trovato nulla che faccia vedere come il metallo va a prende il posto della cera.

Video didattico in inglese sulla microfusione a cera persa.

grazie @taldi72 per la condivisione :+1:

carino come sistema, in pratica creano un specie di albero “plastica” e su ogni ramo collegano un oggetto
poi colano la cera che diventa una sorte di cilindro con all’interno gli oggetti realizzati inizialmente che poi
tramite il “cannello?” a fondere il metallo, la centrifuga per riempire il calco di cera con il metallo liquido?
spero di aver capito bene la procedura anche se non mi è chiaro il passaggio come fa ad essere vuoto internamente il calco di cera. . . forse quando va nel forno si scioglie la parte interna e non la cera?

edit:
albero di plastica o meglio resina?

No, una volta realizzato l’albero di oggetti in cera, nel cilindro viene versato gesso liquido.

Il cilindro ancora liquido viene messo sotto vuoto per eliminare tutte le bolle che altrimenti diventerebbero spazio per il metallo.

Una volta che il gesso si è solidificato viene messo in un forno che viene progressivamente portato fino a circa 600° per fare colare la cera.

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ok si scusa infatti il cilindro è stato fatto col gesso mentre di cera erano gli oggetti realizzati inizialmente

addirittura 600° per colare la cera. . . wauuu il gesso ho letto che resiste fino a 1200° pazzesco

scusa se faccio altre domande una pratica l’atra più una cursiotà

ma come mai una volta che il cilindro in gesso è vuoto internamente, non viene semplicemente colato il metallo liquido all’interno ma bisogna usare quella centrifuga che in pratica lo spinge dentro giusto?

e la curiosità, volevo capire se questa tecnica che tipo di valore ha come lavorazione nel senso:
è una lavorazione pregiata come valutazione oppure viene vista tipo semi industriale cose simili. . .

ps ovviamente credo che si possano fare anche a mano lavorando direttamente i metalli,
in questo caso il prodotto finito avrebbe un valore maggiore presumo o sbaglio?

Di norma la temperatura deve raggiungere 730 °C per effettuare la così detta calcinazione del gesso, necessaria per avere buone caratteristiche meccaniche dello stampo.

Parliamo della preistoria.
Anche se, per alcune particolarissime lavorazioni, qualcuno preferisce ancora le macchine centrifughe, di fatto sono macchine non più utilizzate.
Le colate vengono fatte per semplice gravità con l’aiuto del vuoto nello stampo.

E’ la lavorazione con cui vengono fatti il 90% dei gioielli.
Permette di riprodurre il primo modello un numero illimitato di volte, senza dover pagare ogni volta il costo della realizzazione del primo campione.
Le operazioni di finitura vengono comunque fatte sempre a mano.

Di sicuro avrebbe un costo maggiore.
Se parliamo di un singolo pezzo ci sta, ma se devi fare un produzione sei fuori mercato.

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addirittura, quindi non’é un modo, ma è “il modo” di fare gioielli. pensavo ci fosse più scelta nei metodi.
(in base anche alle attrezzature in possesso)

ma quindi il cilindro di gesso non viene rotto ma immagino diviso a metà per poi riutilizzarlo. . .
io nei videi che avevo visto, se non erro erano degli stampi in silicone può essere?

e pure se si parla di produzione immaginavo chissà che cosa ora non so,
ma nel video postato mi sembrava un lavoro quasi da artigiano e non di chi produce in serie.

alla fine chi crea gioielli la maggior parte del tempo maneggia cera e gesso in pratica.

Ci sono più passaggi:

Normalmente si fa:
Campione > gomma > cera > gesso > oro.
Positivo > negativo > positivo > negativo > positivo.

1
Crei un modello campione iniziale, può essere in bronzo, plastica, quello che vuoi (non metallo prezioso, non ha senso), lo lavori a mano o lo stampi in 3d o usi un oggetto già esistente.
Se puoi, lo fai leggermente più grande del pezzo finale per via dei vari “cali” che ci saranno poi.
È un “positivo” della forma finale.

2
Immergi il campione nel silicone/gomma, aspetti che si solidifichi, tagli la gomma ed estrai il campione e lo metti in archivio (lo ri userai quando la gomma diventa vecchia).
Pulisci la gomma e la “ottimizzi” a ricevere la cera.
Gomma. Negativa. Ha un buco con la forma negativa del pezzo finale.

3
Iniezione di cera.
Anche qui le macchinette fanno prima il vuoto e poi iniettano la cera dentro la gomma.
Apri piano la gomma ed estrai la cera.
La gomma la puoi riutilizzare un sacco di volte, gli operai passano giornate/mesi a riutilizzare la stessa gomma.
Hai la cera. Positiva. (Leggermente più piccola per dilatazione termica della cera)

4
Fai l’albero.
Con dei bastoncini di cera e un tronco centrale l’operaio crea un albero di modellini.
L’orientamento si cerca sempre di fare che aiuti il prossimo step.
(Sempre positivo)

5
Metti l’albero dentro il gesso.
Vuoto. Gesso solidificato.
Ad alta temperatura la cera evapora.
Hai il gesso. Negativo di nuovo.

6
Vuoto.
Si cola il metallo fuso. “microfusione”
Raffreddamento.
Rompi il gesso.
(Altrimenti non puoi liberare il prodotto creato, sono forme molto complesse, serve sacrificare il gesso. Forse si ricicla il materiale, ma la forma è persa sicuramente.)
Ora hai l’albero in metallo prezioso. Positivo.
La dilatazione termica del metallo fa si che anche in questo ultimo step ci sia un leggero calo della dimensione dei pezzi.

Se hai una stampante 3d che stampa in resina fondibile o cera, puoi saltare direttamente al punto 4.

Dove lavoravo io avevamo prodotto talmente tanti pezzi (roba fatta con gh) che alla fine hanno preferito comprare la stampante anziché continuare ad andare da terzisti …
Puoi stampare pezzi in cera che la gomma non potrebbe realizzare.
Ad esempio, immagina di voler ottenere sfere cave con un solo piccolo foro. Una “bolla d’oro”.
Il gesso, liquido, ci entra.
Fondi.
Poi è un po’ una seccatura rompere e far uscire il gesso dopo la fusione… Ma è fattibile.

La gomma/silicone invece ha difficoltà già solo ad entrare prima della solidificazione (durante la creazione della gomma) e proprio non potrebbe uscire dalla cera (senza romperla) in fase di produzione. Fare un negativo di tale forma è impossibile.


Nella azienda dove ho lavorato (che era una di quelle sopravvissute, non faceva solo catenine, il titolare ha investito in ogni direzione) il reparto microfusione erano dai 2 ai 5 operai.
I reparti che facevano tutti gli altri tipi di lavorazioni e step produttivi avevano 20-30 operai circa.

Il giro campione-gomma-cera-gesso-oro è utile proprio perché con poco lavoro (rispetto al passato, probabilmente) ottieni grandi quantità. Bastano poche persone per fare materiale da lavorare per molte altre.

Chi crea gioielli, di media, ha ancora le mani sull’oro nel grosso dei casi.

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Come ti diceva Riccardo, lo stampo in gesso (“cilindro”) viene rotto, di solito in una cabina dotata di idrogetto.
Il gesso frantumato NON viene recuperato in nessun modo e, anzi, costa parecchio lo smaltimento perché, nonostante sia un semplice inerte, occorrono iter particolari (analisi, ecc ecc.).
Non confondere il gesso con la gomma (il silicone).
Il primo è lo stampo dove si cola il metallo fuso, la seconda è quella utilizzata per iniettare la cera e riprodurre il pezzo, appunto in cera.

La tecnica si può applicare a vari livelli.
Nel filmato postato da Michele si tratta di un artigiano che fa piccole produzioni … la centrifuga contenuta in quattro assi di legno non l’avevo mai vista. :smiley:
Di contro ci sono aziende che utilizzano macchinari di ultima generazione, sicuramente più performanti.

E’ un caso estremo ma ci sono tecniche per fare anche quello.
Si tratta di un brevetto (penso sia brevettato) di un’azienda italiana.
In sostanza si usano due cere, quella interna si scioglie in acqua.

Un video qui: Archivi Video - Riace Wax

bello gagliardo il video :muscle:

nella parte finale dopo l’immersione in quel liquido l’interno era completamente scomparso (guai alle dita)

certo che dopo tutto questo ho tutt’altra percezione di chi fa gioielli, alla fine si lavora artigianalmente il pezzo oltre alla pulitura se necessaria soltanto per personalizzare l’oggetto stesso del tipo viene un cliente per una incisione oppure allargare o stringere un anello o cose simili, ma per il resto ormai è tutto macchinizzato.

oppure chissà sono riusciti a creare un mini robot per incidere all’interno e per ridimensionare gli anelli. . .

Rimane ancora tanto lavoro manuale, tranquillo. :wink:
Per la messa a misura non conosco scorciatoie se non per anelli semplici, tipo fedi, che possono essere allargare/strette meccanicamente.
Di solito si taglia il gambo, si aggiunge un pezzo se serve, e si salda.
Per le incisioni si usano dei pantografi o il laser … ci sono ancora incisori però che lo fanno a mano ovviamente.

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