Infatti, stessa cosa che ho pensato io…
Che abbiano confuso la Deriva Mobile con l’Albero?
Se rompi la deriva, allora la barca si capotta, se rompi l’albero la barca resta dov’è… anzi, acquista più stabilità…
Altra cosa che mi sono domandato (ma magari sono io che sono stordito): ma la “chiglia mobile” da quando esiste?
A quanto ne so, la deriva è la “pinna” (a cui attaccano anche contrappesi importanti per aumentare la stabilità della barca) mentre la chiglia è la parte inferiore dello scafo… o mi sono rimbambito tutto dun colpo?
Si è creata della confusione, cioè negli anni si è individuata meglio sostituto il termine chiglia assegnandola a quella che tu hai chiamato pinna, questo perché le chiglie vere e proprie che andavano da poppa prua come una sorta di spina dorsale alla barca e che fungeva anche come resistenza allo scarroccio e collaborando al tempo stesso al raddrizzamento dello scafo, nelle barche si è utilizzato questa protuberanza a volte leggera nel profilo per questioni idrostatiche ma insufficienti alla stabilità quindi collegandoci spesso in fondo un siluro in piombo. Insomma non da ingegnere ma da un po’ di esperienza ho provato a spiegare. Aggiungo che un po’ di tempo fa si parlava di “deriva” che poteva essere fissa o mobile.
Ci ho provato
Hai ragione per la confusione e Massimo ha spiegato bene.
In inglese è Keel e non c’è confusione. Le “Lifting keels” esistono da diverso tempo. I più bravi al mondo a farle (usano Rhino e li conosco) sono vicino a te!!!
Così come esistono le “Kanting Keel” che possono basculare attorno all’asse centrale (prua-poppa) per aumentare il raddrizzamento. Solo per barche da regata tirate.
Bestia che bolidi che fanno… bravi ciò, prossima volta che passo dentro l’area industriale di Dosson do un occhio a dove sono.
OT
Vedo che anche loro (come alcuni miei clienti) hanno messo la sede legale a Milano ma poi gli stabilimenti sono qui in Veneto… non ho capito se è solo una questione di immagine o se ci sono effettivamente dei vantaggi fiscali… magari Milano è diventato un paradiso fiscale?
Che però ormai i corsaioli si dedicano all’ Hydrofoil e cercano di fare i salti mortali… a volte cercano di fare anche i sommergibilisti (se sbagliano manovra)…
C’erano persone ricche sfondate, potenti, che festeggiavano per una causa vinta (chissà come in questi contesti)… a voi non viene in mente che potessero essere fatti o bevuti di brutto, al punto che chi è rimasto sotto non ha capito niente?
E anche l equipaggio potesse essere coinvolto nei festeggiamenti?
Comunque la fisica si può semplificare un po’ con una serie di momenti meccanici sui tre assi principali. Su ogni superficie agisce una pressione la cui risultante è una forza scomponibile parallelamente alla direzione di questi assi.
La fluidodinamica ti dà le pressioni, la scomposizione delle forze la dinamica, le condizioni di equilibrio e i carichi sulla struttura.
Se abbiamo una geometria se ne può parlare, ma sarebbe meglio un ingegnere navale.
i vichinghi erano maestri nel costruire navi veloci, credo che avessero capito a fondo il concetto dell’importanza non solo di una linea particolarmente affusolata ma anche della chiglia appunto.
(senza quast’ultima ovviamente non si navigherebbe, ma ci si ritroverebbe con un arca)
ok dalla risposta ho notato che ho postato male la domanda
senza chiglia volevo intendere senza il tipo di chiglia come la barca menzianata nel video
a quanto pare le navi vichinghe con la loro struttura, sembra non superassero i 25mt
è corretto ipotizzare, che è stato il nuovo tipo di chiglia come quella nella fig 2
a poter superare tale limite? in prantica oltre a far navigare la nave
la stabilizza e credo permetta un’albero maggiore della fig 1. . .
se le congetture sopra sono corrette, la domanda che volevo fare:
a parità di lunghezza, delle due navi con le due diverse chiglie,
quale sarebbe la lunghezza massima dell’albero possibile?
Brutale riassunto… senza usare termini specifici.
La navi vichinge così come le caravelle e l’Amerigo Vespucci sono navi per le quali le vele si usano per andature “portanti”. Ovvero il vento arriva da dietro e moderatamente di lato-dietro.
E questo ha perfettamente senso nell’otica di una navigazione fatta con venti costanti (Es. Alisei). Per andare moderatamente o decisamente con un vento “frontale” con un limite di circa 45gradi a destra e a sinistra, Serve trasformare la spinta del centro velico in un vettore di cui una componente sia avanzamento. Diversamente slitti sull’acqua. La Keel a lama, lama con bulbo (come nella tua figura) fanno questo.
Inoltre: questo vento laterale o laterale frontale, applicato sulle vele tende a ribaltare la barca che di base ha una sua stabilità di forma. La keel serve ad opporsi a questo sbandamento.
Più alto l’albero, più alto il centro di spinta delle vele, più braccio che per essere contrastato richiede più profondità e peso di keel. Non ci sono limiti se non quelli strutturali, Perchè tutto questo cinema genera sforzi, ad esempio di vincolo albero scafo e scafo keel. Oltre ad altre problematiche che non è il caso di affrontare. Una volta scelto l’albero e la superficie velica e il peso e la posizione del peso della keel si genera una curva dei momenti raddrizzanti che è tabellata. Su quello dimensioni la struttura. Min 9.30 circa.
ciao Giuseppe,
grazie per aver condiviso il video , fra l’altro realizzato probabilmente con Rh4.
molto interessante anche per chi non si occupa direttamente di progettazione come me.
ciao, Andrea
per rrispondere alla tua domanda mi servo della statistica: normalmente l’altezza dell’albero, in uno sloop, risulta il 126% della lunghezza della barca. Quindi 56 * 1,26 = 70,56 m. aumentando la zavorra si può aumentare questo rapporto, comunque l’albero di 75 m è in linea con una normale progettazione.
la cosa più incrediibile è che con una brezza di 10 nodi sviluppano una velocità di oltre 40 nodi! tenete presente, per rapportarla, che un gommone, ben motorizzato, normalmente va tra i 25 ed i 28 nodi a manetta!
raggiunti i 10 nodi il vento relativo alla vela è nullo e non spinge più la barca.
Se per assurdo la barca avanzasse a 40 nodi e il vento fosse a 10, tra vela e aria si creerebbe una forza di richiamo (resistenza indotta) che rallenterebbe la barca fino a fermarsi.
Credo che andando in verso/direzione paralleli al vento sia come dici tu, Luca.
Forse però si può “moltiplicare” la velocità quando si fa viaggiare la barca in una direzione diversa dal vento.
Immaginando totale assenza di attriti (ancora più facile immaginando un treno su binari), la barca è costretta ad accelerare finché la vela non raggiunge una velocità relativa con la direzione del vento pari a zero, quindi la barca deve muoversi più veloce del vento…
Però magari è una supercazzola… sto tirando a indovinare…