Riccardo concordo con te in tutto.
Quello che ho scritto voleva significare che, in entrambi i software, ho applicato al volo, senza pormi tanti problemi, quindi, fidandomi dei valori di fabbrica preimpostati, i materiali così come sono. Come si suol dire: sono andato alla spiccia.
È evidente che nei software di render, gli aggiustamenti potrebbero essere infiniti e, come suggerisci tu, auspicabili, specie nella modulazione della luce, nonché nella resa dei materiali.
Pertanto, ho preso per buono i valori materici del software e li ho applicati. Ho cercato di impostare una luce uniforme quanto più neutra possibile (con un valore Kelvin né troppo basso, giallognolo, né troppo alto, “freddissimo”) e ho lanciato il render.
Sono sempre più convinto della migliore qualità della luce in Vray rispetto a Keyshot, la trovo più naturale e vibrante, a prescindere dai milioni di aggiustamenti possibili.
Cos’altro dire. Fare render è un’arte. Non necessariamente c’è l’esigenza di rendere tutto perfetto e noiosamente fin troppo realistico in ogni aspetto dell’immagine. Lo dico da architetto. Magari per te, che sei nel campo orafo, il valore che tu dai alla resa dei materiali assume un significato diverso… comprensibile.
Siamo in un campo minato, quello del render e dell’immagine in generale, quello delle infinite regolazioni, emozioni, sensazioni e percezioni.
La perfezione risiede solo in Dio!